Collaborazioni teatrali
"il teatro? … è un’isola galleggiante, un’isola di libertà. Derisoria, perché è un granello di sabbia nel vortice della storia e non cambia il mondo. Sacra, perché cambia noi."
(Eugenio Barba)
Non ho peccato abbastanza - Poesie dal mondo arabo femminile
Una collaborazione con atelier Kim.
Sonorizzazione con strumenti di tradizione medio orientale di poesie di donne arabe contemporanee.
Azione scenica di teatro danza.
Canti e riti della merla
Progetto triennale dal 1999 al 2002 sulla creazione di uno spettacolo di strada, un rituale sociale e partecipativo che riattualizza i riti ed i canti della merla. Progetto in collaborazione con Albedo Imagination, Teatro Attivo Bergamo, Associazione Culturale Cascina Granda. 30 attori e musicisti ridanno vita ai riti della merla con canti, azioni rituali, processioni , falò pubblici e distribuzione di cibo e bevande per celebrare la fine dell’inverno e propiziare l’arrivo della primavera. Il progetto è stato realizzato lungo il fiume Adda, nel centro storico del Comune di Zanica, presso cascine e corti storiche della provincia di Bergamo, Milano e Cremona. Con la partecipazione, fra gli altri, di Vito Taddeo, Franco Rozzoni, Pietro Brunelli, Fabiana Sandler.
Trà la ruca ‘n més a l’éra
Se gh’è nìgul se ‘nserena
volilela volilà
volì vola
volì e volì e volela
La notte di Medea
Sonorizzazione con strumenti antichi e suoni naturali per lo spettacolo “La notte di Medea” del Teatro dell’orco realizzato nel 1997 a Pescara, L’aquila e Bari.
L'uomo dal fiore in bocca
Musiche originali e adattamento teatrale della novella di Pirandello. Con Vito Taddeo e Franco Rozzoni. Spettacolo in scena dal 2001 al 2004 in Teatri, centri culturali e Festival.
Il piano di cristallo
Quella di Zorro è la storia di un deragliamento che ci riguarda tutti – si scrive – e, in effetti questa di Zorro è la storia di un uomo normale, uno che ci cammina vicino, che un giorno si perde, inciampa, d’improvviso vede in modo rifratto la realtà, come attraverso una superficie che la sfalsa, non più con lo sguardo da regolare, da cormorano, ma da chi si può prendere una giornata da uccello e guardare il mondo da altre prospettive.
Zorro intenerisce e ripugna, stana forse paure che, in fondo appartengono a tutti: “Perché dentro ognuno di noi, inconfessata, incappucciata, c’è questa estrema possibilità: perdere improvvisamente i fili, le zavorre che ci tengono ancorati al mondo regolare”, scrive la stessa Mazzantini del suo clochard, nella prefazione al volume pubblicato nel 2004. In fondo, da una parte, questo barbone è più libero di tutti noi, è un poeta e un filosofo della vita di strada e, forse della nostra povera vita in sé, dall’altra a volte pare una minaccia, un ostacolo, non lo capiamo, non lo sopportiamo. Zorro ci mostra infatti la sua e la nostra vulnerabilità di fronte alle avversità della vita e quanto tali avversità trovino diversi gradi di reazione in ognuno di noi. Nonostante ciò il personaggio individua, però, una possibilità di equilibrio all’interno dello squilibrio in cui è piombato. Scivolando sul piano di cristallo e trovandosi in strada si scopre quasi “neo-nato …nel basso, …ma neo-nato”, nel dramma del fallimento dalla vita regolare dunque, una nuova dimensione di strana libertà.
A tutti gli effetti, pare che la scrittrice abbia voluto più semplicemente far vagare un’anima senza meta, una delle tante anime che incrociamo in queste città frettolose sempre più piene di questi attraversatori di marciapiedi e di strade che non sappiamo catalogare e ci rimandano da lontano qualcosa di noi…sempre. La Mazzantini sceglie uno Zorro che alza ancora gli occhi al cielo e osa guardarti in faccia, provocatorio e buffo al tempo stesso.
“Quando è stato che il piano di cristallo si è inclinato? Era lì davanti ai miei occhi, tutti ci stavano sopra regolari…S’è inclinato in un verso. Non me ne sono accorto subito, ho visto tutti che scivolavano sul vetro. “ (p.37)